Inaugurata a Bussoleno la panchina dedicata a Norma Cossetto e al Giorno del Ricordo
Il Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento italiano nel 2004, è un momento importante per commemorare le vittime delle foibe, una tragedia spesso trascurata della storia italiana del Novecento.
Tra il 1943 e il 1947, migliaia di italiani furono catturati, uccisi e gettati nelle cavità carsiche dell'Istria e della Dalmazia dai partigiani jugoslavi di Tito.
Le foibe sono voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, tipiche della zona carsica. Questi episodi oscuri hanno lasciato ferite profonde nella memoria collettiva italiana, e la commemorazione annuale serve a non dimenticare le "pulizie etniche" e a ribadire il valore della pace.
È importante combattere contro queste forme di ignoranza e insensibilità per preservare la verità storica e onorare la memoria delle vittime.
Per non dimenticare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Il Comune di Bussoleno in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato provinciale di Torino e il Circolo Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Torino, ha celebrato nel pomeriggio di mercoledì 7 febbraio il Giorno del Ricordo, in anticipo rispetto alla data ufficiale del 10 febbraio.
Nel pomeriggio tutti nella Sala Consiliare, per opinioni a confronto con gli storici e professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato, moderatore il giornalista Marco Margrita.
Dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia - anno spiegato i professori - vengono uccisi dall'esercito jugoslavo del maresciallo Tito, molti di loro sono gettati nelle "foibe", che si trasformano in grandi fosse comuni, molti altri deportati nei campi della Slovenia e della Croazia, dove muoiono di stenti e di malattie.
Le stragi si inquadrarono in una strategia politica mirata a colpire tutti coloro che si opposero all'annessione delle terre contese alla nuova Jugoslavia: cadono collaborazionisti e militi della repubblica di Salò, ma anche membri dei comitati di liberazione nazionale, partigiani combattenti, comunisti contrari alle cessioni territoriali e cittadiniCe lo ricordano nella sala consigliare di Bussoleno due storici di grande caratura e valore come i professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato.
Tra il 1943 e il 1947, migliaia di italiani furono catturati, uccisi e gettati nelle cavità carsiche dell'Istria e della Dalmazia dai partigiani jugoslavi di Tito.
Le foibe sono voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, tipiche della zona carsica. Questi episodi oscuri hanno lasciato ferite profonde nella memoria collettiva italiana, e la commemorazione annuale serve a non dimenticare le "pulizie etniche" e a ribadire il valore della pace.
Nel 2021 - spiega il Sindaco di Bussoleno Antonella Zoggia - ho iniziato a portare avanti la mia piccola battaglia per dedicare alle “Vittime delle Foibe” una panchina in Piazzetta del Moro, da affiancare a quella rossa già intestata alla “Violenza di genere”, e facendo mia la tesi che asserisce che i colori possono stimolare la mente umana provocando delle emozioni particolari, avrei voluto che venisse verniciata di BLU INTENSO perché il blu è il colore che più rappresenta la pace e l’armonia del ricordo.
Finalmente dopo anni di opposizione della maggioranza che amministrava Bussoleno fino ad oggi, è stata inaugurata la panchina dedicata Norma Cossetto, studentessa universitaria istriana, torturata, violentata e gettata in una foiba. È stata uccisa dai partigiani di Josip Broz, meglio conosciuto come Maresciallo Tito, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
La sua storia è emblematica dei drammi e delle sofferenze delle donne dell'Istria e della Venezia Giulia negli anni dal 1943 al 1945. Colpevoli spesso di essere mogli, madri, sorelle o figlie di persone ritenute condannabili dal regime, molte donne in quegli anni vennero catturate al posto dei loro congiunti, usate come ostaggi o per scontare vendette personali.
C'È ANCORA CHI NEGA L'OLOCAUSTO
La panchina è stata vandalizzata due giorni dopo, a riprova che ci sono ancora ostacoli da affrontare, come il silenzio, il negazionismo e l’indifferenza e spesso anche l’omertà e l’incivilità e l'ignoranza di alcuni che preferisco imbrattare il ricordo di persone come questa povera ragazza che hanno subito indicibili torture. È infatti il primo anno che a Bussoleno viene commemorato il ricordo delle Foibe. E ancora da qualche balordo, questo non viene accettato.
La panchina è stata vandalizzata due giorni dopo, a riprova che ci sono ancora ostacoli da affrontare, come il silenzio, il negazionismo e l’indifferenza e spesso anche l’omertà e l’incivilità e l'ignoranza di alcuni che preferisco imbrattare il ricordo di persone come questa povera ragazza che hanno subito indicibili torture. È infatti il primo anno che a Bussoleno viene commemorato il ricordo delle Foibe. E ancora da qualche balordo, questo non viene accettato.
È importante combattere contro queste forme di ignoranza e insensibilità per preservare la verità storica e onorare la memoria delle vittime.
Per non dimenticare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Il Comune di Bussoleno in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato provinciale di Torino e il Circolo Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Torino, ha celebrato nel pomeriggio di mercoledì 7 febbraio il Giorno del Ricordo, in anticipo rispetto alla data ufficiale del 10 febbraio.
Nel pomeriggio tutti nella Sala Consiliare, per opinioni a confronto con gli storici e professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato, moderatore il giornalista Marco Margrita.
Dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945, migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia - anno spiegato i professori - vengono uccisi dall'esercito jugoslavo del maresciallo Tito, molti di loro sono gettati nelle "foibe", che si trasformano in grandi fosse comuni, molti altri deportati nei campi della Slovenia e della Croazia, dove muoiono di stenti e di malattie.
Le stragi si inquadrarono in una strategia politica mirata a colpire tutti coloro che si opposero all'annessione delle terre contese alla nuova Jugoslavia: cadono collaborazionisti e militi della repubblica di Salò, ma anche membri dei comitati di liberazione nazionale, partigiani combattenti, comunisti contrari alle cessioni territoriali e cittadiniCe lo ricordano nella sala consigliare di Bussoleno due storici di grande caratura e valore come i professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato.
Post a Comment